“Bestiario de Lengüitas”: il labirinto senza pareti di Mercedes Azpilicueta in mostra a Museion fino al 13 maggio 2020.

Il “Bestiario de Lengüitas”, il “bestiario delle linguette” di Mercedes Azpilicueta che resterà ospitato fino al 13 maggio 2020 non va capito e tanto meno indagato.
Non solo perché Mercedes si è auto definita “una ricercatrice disonesta” ed è quindi inutile cercare note, non solo bibliografiche, che ci aiutino a trovare un senso di marcia tra le varie sale “teatrali” in cui è suddivisa l’esposizione (foyer, palcoscenico, boudoir…)
Solo per fare un esempio, Mercedes Azpilicueta sostiene che il titolo della mostra derivi da un poema di Nestor Perlongher intitolato Cadaveres: “Nel poema viene ripetuta spesso la parola lengüitas, le linguette delle scarpe, e le lengüitas vengono da lì – ha precisato – “.
E’ però sufficiente un rapido controllo per osservare come la parola lengüitas compaia una sola volta in tutto il testo di Perlongher (per altro al singolare), mentre è altrettanto semplice verificare come lengüitas sia il nomignolo con cui a Buenos Aires è affettuosamente chiamata la scuola superiore di lingue Sofía Esther Broquen de Spangenberg, una volta solo femminile. Errore di traduzione? Depistaggio? Fraintendimento?
Decisamente, non è così importante perché l’esposizione che si inaugura oggi a Museion (curata da Virginie Bobin) intende essere esplicitamente teatrale, plateale, ridondante, pomposa, barocca, anzi neo barocca, ma poi strizza l’occhio ai materiali dell’arte povera e presenta spazi vuoti non contemplati dal vecchio o dal nuovo barocco. Ma perchè cercare coerenze o simmetrie mentre si percorre un labirinto senza pareti o siepi?